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- Cose di poco conto -

Né pani, né ollu, né caulefrori. S'esti mortu tziu Antoni Mameli.

Tziu Antoni Mameli

Tziu Antoni Mameli

"Né pane, né olio, né cavolfiore avevamo. Eppure, mai una sola volta, quella bestia nera della fame ha preso il sopravvento sul rispetto". Questa è una delle tante cose che il saggio, Antonio Mameli, tzi' Antoni Mameli, mi disse durante il nostro incontro nel settembre dello scorso anno quando, insieme all'amica Patrizia Piras, eravamo alla ricerca di testimonianze su fatti lontani che stimolavano la mia curiosità di scrittore. Sono cresciuto in Sardegna, a Perdasdefogu, in Ogliastra. In quella meravigliosa terra la devozione e il rispetto verso gli anziani è ancora un sentimento vivo, vero e profondo. Sono considerati i custodi della storia che nessuno scrive, ma che passa di bocca in bocca, davanti alla brace ardente del camino. Sono i veri guardiani delle tradizioni, dell'arcaico sapere, vero faro di vita. Mi parlava divertito e benevolo. Alle mie domande sorrideva con gli occhi, aprendo quel volto antico, attraversato da piccoli solchi di vita, mentre tra le mani stringeva il libro che gli avevo appena consegnato. Lo teneva poggiato alle ginocchia, schiacciato sotto i palmi delle mani, quasi per timore che qualcuno glielo portasse via. Lo considerava un regalo importante perchè gli avevo spiegato che quel libro lo avevo scritto anche grazie a lui. Ci teneva ad averlo e, oggi, sono ancora più felice di avergliene fatto omaggio.   

Né pani, né ollu, né caulefrori. S'esti mortu tziu Antoni Mameli.

La profondità antica di quello sguardo mi intimidiva, nonostante gli occhi avessero perso  vivacità. Mentre parlava, raccontando storie misteriose e lontane, volavo a quei momenti sulle ali di parole pronunciate con la concretezza di chi i fatti li ha vissuti per davvero. Tutto rigorosamente in lingua sarda. Ogni tanto si fermava: "Gei mi cumprendisi o Ferdinà". Si preoccupava non riuscissi a seguirlo a causa della lingua. Invece, ad ogni parola, scavava in me la certezza di un'identità che mai vorrò perdere. Con la paziente Patrizia, gli avevamo spiegato che da quei racconti sarebbe nato un altro libro. Ne sorrise compiaciuto. Quando mi vide concentrato a trascrivere le tante cose che aveva declinato, mi disse: "Tui faisi comente aicussu chi de sa gherra est mortu in bidda (Tu fai come quello che - salvato - dalla guerra è morto in paese)". Quell'affermazione, tremendamente vera, non mi meravigliò affatto anzi, la accolsi come il migliore degli auspici. E riprese: "C'è un detto antico che dice questa cosa, realmente successa: Ti salvat de gherra po morri in perda 'e serra". E sorrise.

 

Né pani, né ollu, né caulefrori. S'esti mortu tziu Antoni Mameli.

Se n'è andato poche ore fa, in silenzio, portando via con sé le tante cose mai dette. Aveva ottantasei anni. Se l'è portato via il vento d'Ogliastra. Ricorderò sempre lui, Maria, Consola, Gigina, Alarico e tutti quegli anziani che ci aspettano per poter continuare a parlare delle tante cose che nessuno gli ha mai chiesto. Asibiri, o tzi'Antoni Mameli, asibiri. 

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