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- Cose di poco conto -

Perdasdefogu, Ogliastra: Battista Mameli e le sue sculture.

Battista Mameli

Battista Mameli

Perdasdefogu è un piccolo centro arroccato sull’alta collina dell’Ogliastra a seicento metri sul livello del mare. Il paese, delicato e ordinato, è avvolto da distese di verde a perdita d'occhio. Una natura prorompente che l'arsura di questa torrida estate e l'atavica assenza di pioggia, ha scarsamente fiaccato. Perdasdefogu, Foghesu in lingua sarda, è il paese della longevità, del succulento e rinomato minestrone, dei gustosi e aromatici formaggi di capra e pecora, dell’olio denso e profumato e del vino che Bacco ancora insegue per il suo retrogusto di terra e vento. E’ anche il paese dove da sempre, per chissà quale inspiegabile alchimia, crescono generazioni di straordinari e preziosi pastori insieme a scrittori, poeti, pittori e scultori. E’ come se nell'animo di quel popolo, erede diretto delle nuragiche genti, crescesse, nel costante rapporto con quella primitiva natura, il seme dell’arte in ogni sua manifestazione. Molti sarebbero gli esempi da fare a partire, per restare nella modernità, dall’arcinoto giornalista e fecondo scrittore, Giacomo Mameli, passando per i pittori, Giuseppe Fabrizio Lai e Luigi Lai, fino ad arrivare allo scultore, Efisio Mario Monni. Altri potrei citarne, ma l’opera scultorea di uno in particolare ha colpito il mio personale immaginario. Si tratta del bonario e riservato suonatore di launeddas, Battista Mameli. Silenzioso dal sorriso generoso e dallo sguardo aperto, Battista ha coltivato la sua passione per l’incisione del ginepro e d’ogni sorta d'arbusto gli capitasse a punta di lepa, fin da ragazzo. Le sue sculture sono trasposizioni di una realtà accorata, che sorgono dalla sua e dall’antica memoria di paese. Da quelle energiche incisioni appaiono volti marcati di personaggi locali, di amici prematuramente scomparsi e d’immagini votive. “E’ il legno grezzo a dirmi cosa ha al suo interno e io vado alla ricerca dell’immagine suggerita dalla forma, scansando nodi fibrosi e filacci – spiega quasi intimidito, Battista –. Smetto di scavare solo dopo che quell’immagine appare chiara davanti ai miei occhi”. Ogni angolo della sua abitazione è puntellato di fusti modellati che, però, non vende: “Al massimo posso farne omaggio, ma non riesco a liberarmene per soldi, anche se sono molti quelli che continuano a chiedere di acquistare i miei lavori”. Inutile cercare di convincerlo. Nello sguardo di Battista che riluce davanti a quei legni modellati, appare il legame con le sue sculture che sembrano persino piegarsi sotto le mani che riconoscono come quelle del loro creatore. C’è devozione e rispetto, nello scultore foghesino: “Non taglio rami o alberi, piuttosto uso ciò che trovo passeggiando in campagna o tra i boschi”. Gli attrezzi che adopera li ha modificati negli anni seguendo il profilo delle sue esigenze. Lame, scalpelli, martelli e raspe, sono geloso frutto della sua esperienza. In quei volti scolpiti c’è tutto il legame dell’artista con Perdasdefogu e la sua gente. Nelle ore trascorse in compagnia del devoto silenzio dell’animo, Battista, rafforza la sua affinità con un mondo lontano e potente dal quale non intende staccarsi.

Perdasdefogu, Ogliastra: Battista Mameli e le sue sculture.
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